mercoledì 1 febbraio 2012

Tutto il mondo è paese, più o meno.

Elenco di sottotitoli per questo post (non so sceglierne uno):

  • Dalla Svezia con stupore.
  • La meritocrazia esiste, ma nessuno ci crede più, tipo la magia del Natale.
  • Dai, dai che ce la fai!
Circa dieci giorni fa (sono stata negligente, mea culpa: ma ho ottime ragioni) è arrivata una mail più che gradita. Una testimonianza, una di quelle coi fiocchi. Mi sono arrivate un bel po' di mail, ogni volta rimango stupita, ogni volta mi emoziono. "Qualcuno mi legge, qualcuno apprezza, chebbbello!". I complimenti si sprecano. Il 30% delle volte però si tratta di qualche azienda che vorrebbe farsi pubblicità attraverso il mio blog. NON VE NE FACCIO PUBBLICITÀ, CAPITO? Dicevamo.

A scrivere una bella mail che ha suscitato in me una grande curiosità (ed alcune riflessioni) è Sascha, una ragazza bella, brava ed intraprendente, che ha studiato e girato un bel po' prima di trovare "la sua dimensione". Gestisce un bel blog, "Coffee and heels", che seguo con piacere pur non essendo esattamente un'esperta o appassionata di moda. È nata in Russia e cresciuta in Svezia, a Stoccolma. Si è spostata più volte, prima a Los Angeles per un breve periodo, poi di nuovo in Svezia e poi, toh, è venuta qui in Italia. Ha studiato moda a Firenze ed è anche stata a Milano (tappa obbligata nella vita di chiunque, a quanto pare). Insomma, si è data da fare ed il suo impegno, il suo talento, sono stati ricompensati: adesso lavora! Ma come mi ha scritto lei stessa, al momento lavora come "web editor in una multinazionale di e-commerce di moda. Peró la strada per arrivarci é stata tutt'altro che facile!". Se l'unico scoglio fosse la facilità, forse sarebbe un mondo migliore. Ad ogni modo, ecco a voi le due simpatiche disavventure accorse a Sascha (in Italia) e alcune domande e risposte sul sistema lavorativo svedese. Stupore annesso e connesso.

Storia sfortunata nr 1

"Avevo trovato un annuncio per "Responsabile Showroom" e ho pensato: veramente io voglio scrivere, ma nel frattempo, uno showroom non é male. Tanto per non morire di fame. E farmi magari un po' di contatti.
Arrivo, é uno showroom di arredamento, molto bello, in centro a Milano. Mi accoglie una dei proprietari. Le solite domande, studi, lingue, esperienze.Mi chiede se io ho delle domande. Io chiedo, naturalmente, (tra l'altro) del tipo di contratto e della retribuzione.
La risposta: dopo i primi tre mesi, da 1000 a 1200 euro mensili (...quindi...? sono 1000 o 1200? E soprattutto da cosa dipende?), peró i primi tre mesi sono "stage con rimborso spese".
Insisto per sapere a quanto ammonta il rimborso spese. Risposta: "sui trecento, trecentocinquanta euro, beh, sulla carta, il resto te lo diamo in mano "cosí", mica siamo cattivi, noi." Ah.
E come mai si inizia con tre mesi di stage? Risposta: "é una prova, dobbiamo sapere se la persona va bene". Mi pento di non aver chiesto se avessero mai sentito parlare dei contratti a tempo determinato (retribuiti), la modalitá di prova che ho visto utilizzare in tutti i miei precedenti posti di lavoro, in Italia e all'estero...forse ho dimenticato di dire che la figura che cercavano era una responsabile a tutti gli effetti, una persona che gestisse da sola, in totale autonomia, tutto lo showroom. In stage. A "trecento, trecentocinquanta" euro al mese. Beh, sulla carta, naturalmente. Mica siamo cattivi".

Storia sfortunata nr 2

"Trovo, di nuovo, un annuncio per "showroom moda." Mi presento alla sede del colloquio, é un'agenzia, il che giá non é un buon segno (mi dite che motivo hanno di esistere, le agenzie di lavoro?). La selezionatrice porta le infradito e parla con la velocitá della luce, sembra essersi appena fatta tre-quattro strisce di coca. Squadra il mio CV e mi fa: "beh peró il tuo curriculum, devo dire, é un po' troppo "moda".
Viene fuori la veritá: il colloquio é per il ruolo di COMMESSA PER UN NOTO OPERATORE TELEFONICO.
Altro che showroom moda.
Mentre io rimango lí incredula, la selezionatrice va avanti a istruirmi su come comportarmi all'incontro con l'azienda: dovrei far davvero credere che sono del tutto intenzionata ad abbandonare il mondo della moda. Io, che mi sono presentata al colloquio solo perché l'annuncio si chiamava "responsabile vendite showroom moda.".

A questo punto ho chiesto alla selezionatrice se magari c'é qualcosa un po' piú idoneo al mio profilo professionale. Ha risposto che veramente qualcosa ce l'avrebbero: uno stage in uno showroom di moda, per una campagna vendita di due mesi. DUE MESI. Dice che inoltrerá il mio curriculum e "se tutto va a buon fine" dovrei incontrare l'azienda fra due settimane, giusto quando ho in programma il viaggio del mio compleanno - i miei unici cinque giorni di mare in tutta l'estate. Ho chiesto se si potesse anticipare o posticipare il colloquio, dato che ho giá prenotato un viaggio. La risposta é stata: "ah ma questo viaggio...non si puó cancellare?"
Quindi fammi capire. Io dovrei cancellare la mia unica settimana di vacanza, del mio compleanno, perdendo un sacco di soldi e lasciando i miei amici nella cacca, per la POSSIBILITÀ di fare, "se tutto va a buon fine", un colloquio per uno STAGE di due mesi (dopo di cui sono di nuovo disoccupata) per fare la commessa? Ho detto "le faró sapere", quando in realtá dovrei dire, "é giá tanto che non le tiro la mia scarpa in testa".

Mi dispiace solo che in questi casi, quando questi personaggi mi capitano di fronte, sono talmente scioccata che rimango senza parole, e non riesco mai a rispondere come dovrei!

Però a questo punto mi sono un po' incuriosita. Quindi chiedo a Sascha se posso essere indiscreta a rivolgerle alcune domande:

D: Potresti accennare una sorta di "parallelo" tra il sistema italiano e quello svedese, relativamente alla ricerca di lavoro? Anche lì avete a che fare con gli eterni stage assassini, con i fantomatici periodi di prova non retribuiti, con le raccomandazioni anche per fare la commessa e compagnia bella?

Il sistema svedese, direi, non é malissimo: gli stage non retribuiti esistono, ma si puó percepire un contributo statale (minimo eh, non é come avere uno stipendio) tipo la disoccupazione, mentre lo fai. Tanti posti peró non ammettono stagisti se non provenienti da un'universitá (cioé uno stage obbligatorio per il diploma). Esiste un minimo sindacale di stipendio (se non sbaglio completamente sono 1700 euro lordi) e secondo la mia esperienza (questo NON é un dato statistico) un laureato prende in media sui 2000 euro. Io guadagnavo 2200 euro netti al mese per un lavoro ORRIBILE dove non tornerei neanche sotto tortura. Non esiste il "lavoro non retribuito" e collaborazioni gratuite: la gente non le accetterebbe. Io da giornalista freelance con la mia partita iva fatturavo sui 200 euro lordi a pagina. Peró praticamente la metá di tutto ció va in tasse, che lí sono davvero alte.

Altre assurditá che mi é capitato di vedere qui in Italia (stage per fare la commessa, posizioni da responsabili non pagate, stagisti che fanno la formazione ad altri stagisti) immagino che esistano ma personalmente non ne ho mai visto né sentito e soppongo che siano davvero rare.

Peró una cosa é certa: trovare un lavoro in Svezia é veramente UN'IMPRESA. È lunga, durissima e ogni tanto sembra di sbattere la testa contro il muro. Regna insuperato il sistema di "abbiamo bisogno di assumere una persona: chiamiamo un nostro amico/parente". TUTTO si fa tramite conoscenze: durante il mio stage presso una nota rivista internazionale di moda, ho chiesto alla fashion editor come fare ad avere un lavoro come il suo. Mi ha risposto con un elenco delle discoteche che dovrei iniziare a frequentare "perché lí fai amicizia con le persone che ti possono aiutare." No comment.


Hai capito, la terra di "mamma Ikea"? Certo, mi vien da pensare che certe cadute di stile avvengano più facilmente nel mondo della moda, che è un po' stronzo di suo, perché la moda è selettiva, perché voi non valete proprio nulla. Non sia mai che noi italiani si debba rinunciare all'idea che andare all'estero sia l'unica soluzione.


PS: Sono stata assente per un po' e ho un bel po' di post arretrati da sottoporre alla vostra graziosa attenzione. E anche alcune (si spera) succulente novità. Dovrei solo attivare i neuroni, impresa invero difficile. Stay tuned!

5 commenti:

  1. Ma grazie :-) che onore questo post!
    Continuo a credere che all'estero si sta meglio lavorativamente, anche in Svezia, però per ora rimango a Milano per ammmmoooore (ecco il vero motivo per cui le svedesi vengono in Italia!)

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  2. L'onore è tutto mio, se c'è una cosa che amo, sono le storie. Conoscerle, e raccontarle. ^-^

    E credo che anche gli italiani siano grandi fan delle svedesi. Dalla regia mi dicono così. :D

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  3. ...ah e per i boots che mi chiedevi nei commenti al mio post: http://www.coffee-and-heels.com/2011/11/edit-vegan-biker-boots.html

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  4. In discuteka!
    In effetti vedo molte foto di calciatori svedesi ripresi allegramente in discuteca, mentre da noi finisco nel gossip, da loro vengono usate proprio come cavallo di battaglia personale.

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