lunedì 10 dicembre 2012

Lettera ad un curriculum sbagliato

Piccola, doverosa premessa: sono una persona un po' dispersiva. Sono una che cento ne pensa e mezza ne fa (ma giuro, voglio smettere). Quindi, ho voluto tenere in vita questo blog pur non postando più, con l'idea di dedicarmi ad un progetto "gemello", ossia il mio blog su Ctzen "Le faremo sapere". Risultato: non ho più scritto né qui e né lì. E ciò non va bene. Quindi ho pensato di fare così: userò il caro vecchio caustico B-lowjob in maniera più "personale", scrivendo soprattutto di esperienze mie, di riflessioni sui temi caldi legati al mondo del lavoro come dei brevi editoriali di cui nessuno sentiva il bisogno, aggiungendo di tanto in tanto qualche gag per non rendere il tutto troppo noioso. Sull'altro blog proverò a scrivere cose ugualmente interessanti ma diverse - perché duplicare i contenuti non si può né avrebbe senso. Continuerò ovviamente ad indirizzare i miei strali, le mie maledizioni voodoo ed i miei anatemi contro i fautori di annunci di lavoro indecenti, sia qui, che lì, che su facebook, che nella vita, insomma ovunque. Potessi, andrei ad appostarmi sotto le abitazioni di quelli che scrivono e diffondono certi annunci per far loro gli scherzi al citofono, giusto per farvi capire quanto possano essere serie le mie intenzioni. Detto questo, andiamo al dunque. 


Lettera ad un curriculum sbagliato


Non hai avuto vita facile né lunga: sei un curriculum sbagliato, nato da poco e già destinato al macero. Non mi ero presa gran cura degli altri miei curriculum in passato, sono stata una genitrice sbadata. Qualche anno fa chi ti ha preceduto era un semplice foglio con su scritti nome, cognome, e che ero una studentessa. Qualche rigo sulle attitudini personali, senza prendermi troppo sul serio. Un bel giorno mi hanno chiesto di sostituire quel foglio con un cv in formato europeo, quello vituperato, quello terribilmente fuori luogo, quello che non rischiatevi a presentarvi con quello perché vi fanno subito fuori. E l'ho fatto. Con quello ho macinato parecchi chilometri, ho fatto alcuni colloqui (non tantissimi, sia mai), l'ho aggiornato periodicamente e l'ho tenuto buono pensando che in fondo potesse andare bene così. Non saprei dire se a causa di quel curriculum, della sua forma e non del suo contenuto intendo, sia stata esclusa senza pietà nel corso delle selezioni per un posto di lavoro. Ma tant'è: anche l'aspetto conta e quindi, tabula rasa. Dovevo pensare a qualcosa di nuovo, dovevo pensare a te. Da brava giornalista (sì, mi sto arbitrariamente attribuendo queste due qualifiche), mi è anche capitato di spiegare ciò che in realtà non sapevo, occupandomi dei cv creativi e di quanto fosse importante creare un documento assolutamente originale e fantasioso in modo da colpire l'attenzione. Ho iniziato a guardare certi curriculum fatti da altri, per prendere ispirazione. Tuttavia volevo realizzare qualcosa di unico, non necessariamente bellissimo, purché fosse diverso dagli altri. Ho impiegato alcuni giorni a crearti, a pensarti, a realizzarti con gli strumenti a mia disposizione. Poi, ti ho creato, ti ho letto e riletto, sistemato, sottoposto al vaglio di alcuni amici fidati. Poi ti ho letto altre settantatré volte circa, e riesaminato, e sistemato una virgola qui, un grassetto lì. Il risultato era soddisfacente? Non molto, ma rispetto al formato europeo di passi avanti ne abbiamo fatti. E quindi, ti ho portato in copisteria per farti stampare. 
Vado sempre alla stessa copisteria: è vicino casa, chi ci lavora è gentile e mi fa sempre uno sconticino, addirittura si mette a fare due chiacchiere disinteressate. Forse faccio anche un po' tenerezza perché sono già andata un sei-sette volte a stampare il cv. 

«Signorina, ma è sicura di voler stampare a colori? Guardi che costa di più, eh! Lo dico contro il mio interesse, eh!»
«Guardi, spendo qualche euro oggi per guadagnarne un migliaio domani» - dico anch'io contro il mio interesse, eh. 
«Va beh. Ma perché non ha messo la foto? Peccato». 
Il signore delle fotocopie manda il file in stampa, lo pinza con cura, lo mette con delicatezza dentro una busta da plico, mi guarda un po' dubbioso. «Dai, facciamo quattro euro, sconto studenti. E tanta buona fortuna, signorina, eh!».

Ma cosa vuoi che siano quattro euro per due copie di te, del mio piccolo, fantastico curriculum nuovo di zecca con il suo design minimal ed elegante, con le rifiniture indaco scuro, con tutte le informazioni al suo posto? Non sei perfetto, ma ti voglio comunque bene. Con te, farò certamente belle figura. Altro che il formato europeo. Non ti terrò dentro un cassetto: voglio subito sfoggiarti, mandarti in giro, farti vedere come si sta al mondo. Così, con la scusa di dover cercare lavoro - perché sì, sto cercando lavoro, lo dico sebbene mi sia stato consigliato di fingermi occupata anche se non è vero perché «se vedono che siete disoccupati non vi prendono» (una scena fantastica, provate ad immaginare il selezionatore che guarda il cv e taglia via tutti quei poveri stronzi che hanno scritto di essere in cerca di occupazione, disponibili da subito, da prima di subito, se esistesse la macchina del tempo disponibili anche tre mesi fa, a tempo pieno a tempo vuoto a tempo perso, tutto il dì, a qualsiasi ora del giorno e della notte, se li chiami si materializzano all'istante - ed hanno sbagliato tutto. Immaginateveli! Fatto? Bravi. Ora immaginatevi il coro di bestemmie che fioccano all'unisono. Ve l'avevo detto, che è una bella immagine) - dicevo, con la scusa di cercare lavoro, inizio a mandare te, piccolo curriculum senza Cepu, a qualche fortunatissimo selezionatore. Che aprirà il file e penserà che è un bel curriculum, almeno diverso dagli altri! Ah, che bellezza. Insomma, ti lascio spiccare il volo per la prima volta, un po' commossa. Penso che questa sia la volta buona, che le risposte arriveranno. 

Piccolo, dolce curriculum con gli inserti indaco, non so se avrò il coraggio di spiegarti tutto con calma. Per me eri perfetto e lo eri anche per (quasi) tutti quelli che l'hanno visionato, nonostante piccole imperfezioni, niente di grave. Il punto è che io sono, a volte, un po' distratta. Tengo a specificare: sono distratta a livello macro. Sono la classica persona che nota i dettagli più piccoli, poi però si fa sfuggire cose enormi, importanti. Tipo che noto la fibbia delle scarpe di una persona, salvo omettere che questa persona sta levitando, rapita dagli alieni.

È sempre stato così, spero tu possa capire. Quindi come dirti che ho dimenticato di inserire la mia maledettissima data di nascita all'atto della tua compilazione? Ecco, te l'ho detto. Non so come sia stato possibile: probabilmente sei sparito per un brutto sporco e losco affare di formattazione. Il mio cervello, che già funziona così così, ha saltato a piè pari il problema durante i controlli meticolosi, ed ecco fatto il patatrac. Oh, è successo, mea culpa. Almeno adesso posso spiegarmi così le risposte che non arrivano. Arriverà presto un fratellino, devo dirtelo. Sarà simile a te, ma avrà la decenza di essere più completo. Arriverà assieme ad una nidiata di curriculum alternativi, creativi, volitivi, impegnativi. Ma tu mi hai insegnato qualcosa di importante e prezioso, un monito che di cui d'ora in poi farò per sempre tesoro:

«STAI PIÙ ATTENTA, RINCOGLIONITA!»